In Italia lo stress lavoro-correlato è oggi riconosciuto come un vero rischio per la salute del lavoratore e, nei casi più gravi, come una malattia professionale. Le manifestazioni più comuni includono ansia, insonnia, depressione, esaurimento emotivo e, nei casi estremi, burnout e disturbi cardiovascolari. Quando lo stress non è episodico ma deriva da condizioni organizzative disfunzionali, carichi di lavoro insostenibili, conflitti continui o pratiche vessatorie, il danno può diventare stabile e incidere profondamente sulla qualità della vita. Per questi motivi INAIL considera lo stress lavoro-correlato un rischio da valutare obbligatoriamente, aprendo la strada al possibile riconoscimento come malattia professionale.
Il fenomeno assume particolare rilievo nei casi di mobbing, in cui il lavoratore subisce atti persecutori sistematici. L’accumulo prolungato di tensione, umiliazioni e isolamento può sfociare in un quadro clinico severo, fino al burnout. Ancora più drammatiche sono le situazioni in cui lo stress provoca eventi cardiaci acuti, come l’infarto da stress lavorativo, sempre più riconosciuto dalla giurisprudenza come correlato alle condizioni di lavoro quando sussistono turni massacranti, pressione costante o responsabilità non sostenibili.
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Gli obblighi del datore di lavoro: prevenire, valutare, intervenire
Il datore di lavoro ha l’obbligo di tutelare l’integrità fisica e psicologica dei dipendenti. Questo significa non solo evitare comportamenti vessatori, ma mettere in atto una reale politica di prevenzione dello stress. Le aziende sono tenute a valutare il rischio stress all’interno del Documento di Valutazione dei Rischi (DVR) e ad aggiornarlo ogni volta che intervengono cambiamenti organizzativi, tecnologici o produttivi che possono incidere sul benessere dei lavoratori.
Oltre alla valutazione, il datore deve adottare misure correttive e preventive: definizione chiara dei ruoli, formazione adeguata, supervisione dei carichi di lavoro, disponibilità di canali interni per segnalare disfunzioni e molestie, procedure efficaci per contrastare il mobbing. L’omissione nella tutela può costituire responsabilità civile, soprattutto quando la mancata prevenzione porta a malattie stress-correlate o a eventi più gravi come un infarto.
Per affrontare situazioni incerte o conflittuali, può essere utile contattare un legale esperto in materia, in grado di valutare se gli obblighi datoriali siano stati rispettati e se ci siano gli estremi per un’azione risarcitoria.
Come documentare lo stress, il mobbing e il burnout
Il riconoscimento dello stress lavoro-correlato come malattia professionale richiede una documentazione accurata. È fondamentale raccogliere referti medici, diagnosi di ansia o burnout, certificazioni che indichino il nesso con il contesto lavorativo. Il medico curante, lo psicologo o lo psichiatra possono fornire documentazione clinica utile sia per la domanda INAIL sia per un eventuale giudizio civile. È altrettanto importante conservare prove delle condizioni lavorative che hanno generato lo stress: email, messaggi, ordini di servizio, turni eccessivi, relazioni sindacali, eventuali richieste ignorate di trasferimento o supporto, testimonianze dei colleghi. Anche un diario degli episodi stressanti, con date e sintomi fisici, può essere determinante.
Nei casi di mobbing, la sistematicità delle condotte è un elemento essenziale: l’accumulo di pressioni, punizioni ingiustificate o isolamento organizzato deve essere dimostrato con documenti e testimonianze. Per i casi di infarto da stress, la documentazione medica e l’analisi dei turni e responsabilità affidate al lavoratore diventano prove cruciali. In questa fase, soprattutto quando la situazione è complessa o ci sono più tipologie di danno da far valere, può rivelarsi determinante contattare un legale esperto in materia, che sappia come strutturare correttamente la prova e quali azioni intraprendere.
Risarcimenti e infarto da stress lavorativo
Lo stress lavoro-correlato e le sue patologie conseguenti possono dare diritto a diverse forme di tutela. INAIL può riconoscere la malattia professionale psichica e, nei casi di eventi cardiaci acuti, l’infortunio sul lavoro. Sulla base del grado di menomazione, il lavoratore può ottenere indennizzi temporanei o una rendita permanente.
Accanto alla tutela INAIL rimane possibile chiedere al datore di lavoro il risarcimento del danno civile quando il danno è conseguenza della violazione degli obblighi di sicurezza. Il risarcimento può comprendere danno biologico, danno morale, danno esistenziale, perdita della capacità lavorativa specifica, spese mediche e mancati guadagni futuri. Nei casi più gravi, come un infarto letale, i familiari possono chiedere sia la rendita INAIL sia il risarcimento del danno da perdita del rapporto parentale. L’intensità e la complessità delle tutele rendono spesso necessario contattare un legale per valutare la strategia più efficace, ricostruire i fatti e ottenere un ristoro completo dei danni subiti.


